>>* EyEclipse - Vita Paranormale *<<

Posts written by françoi

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    Edited by françoi - 2/8/2021, 11:38
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    Il tempo della nostra esistenza terrena è così breve rispetto all'eternità che noi non potremmo in una sola esistenza,imparare tutte le
    "lezioni" della vita per perfezionarci,non avremmo il tempo per liquidare i debiti Karmici,per riparare al male fatto,così come in una giornata non potremmo esaurire tutto il lavoro di un mese...

    Per questo dovremmo ammettere che l'uomo può raggiungere la "Perfezione" solo attraverso molteplici esistenze,portando da un'esistenza all'altra la sintesi delle esperienze precedenti,sotto forma di tendenze e idee innate.

    Secondo questa concezione la morte non è la fine di ogni cosa,ma il fenomeno per mezzo del quale la vita si evolve e si perfeziona attraverso le forme successive,questa è la Legge di rinascita.

    A questo proposito voglio chiarire ,per l'ennesima volta,che non è il nostro ego,il nostro carattere,la nostra personalità che si reincarnano di volta in volta,ma è l'Anima :Io Françoi,per esempio,quando finirò la mia esperienza di vita vedrò distrutto e decomposto anche il cervello ,sede dell' io e della personalità o del carattere;quindi non sarò io Françoi a reincarnarmi,ma la mia Anima.

    E' un concetto semplice,ma molti faticano a comprendere che l'ego si dissolve per sempre con la morte fisica ! :rolleyes:

    Tutto quello che un individuo pensa,dice,compie,produce dei risultati su di lui e sul suo ambiente,persone incluse;le nostre azioni
    messe insieme formano il nostro karma.

    Questo Piano Divino possiamo considerarlo come l'aspetto positivo del nostro destino.

    In un simile contesto,come possiamo credere che la nostra vita,il nostro destino,sia frutto del caso?

    Perchè non pensare,allora,che le disgrazie o le ingiustizie,non siano che reazioni?
    Poichè senza una causa niente può succedere,la nostra vita è inserita in un'infinita serie di cause ed effetti...

    La scienza e la Religione,che si rifiutano di accettare questi principi,non ci hanno mai saputo spiegare il perchè di certi oscuri destini
    che sembrano senza speranza in esseri puri e innocenti.

    Non ci sanno dire il perchè di tante disparità ,manchevolezze fisiche e morali,di privazioni...Non ci sanno spiegare il perchè del dolore ( se non dietro un laconico <<è la volontà di Dio >>)

    L'umanità in genere dice "è il destino";ma il destino non è qualcosa che ci sovrasta e minaccia dal di fuori,come una cosa a noi estranea,ma è invece il "frutto"delle nostre azioni passate;è in noi che avviene il lento affermarsi del "destino".

    In poche parole ,il destino non esiste come casualità ma come effetto !

    E qui dovrei citare la Legge di causa-effetto,ma lo farò in un altro post dedicato.

    Certamente molte persone,molti popoli, cedono al fatalismo;colpa anche di certe religioni che relegano tutti gli avvenimenti della vita alla volontà di una Divinità superiore che ha in mano i fili della nostra vita...

    E' chiaro che è un nostro dovere cercare di emanciparci,di evolverci,uscire da situazioni apparentemente statiche,dobbiamo impegnarci noi e non aspettare che il nostro bene ci "cada dall'alto" per grazia ricevuta.

    Allo stesso modo se viviamo una vita di stenti,è chiaro che dobbiamo fare di tutto per rimediare a questi inconvenienti con la nostra volontà e il nostro impegno per migliorare la nostra situazione.

    Noi mettiamo il nostro impegno,non arrendiamoci mai agli eventi a noi contrari;questo ci rende liberi e consapevoli di esistere e di essere protagonisti in prima persona della nostra vita.

    Anche se siamo a conoscenza che dobbiamo affrontare,risolvere e superare determinate esperienze,utili alla nostra Evoluzione.

    atman
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    Spesso noi consideriamo gli "altri"secondo il nostro *metro*,senza considerare le profonde individualità;siamo certamente esseri unici e irrepetibili,ma siamo anche tutti composti della stessa sostanza...


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    ...Nelle veggenze elementari,il soggetto percepiente non comprende la portata del fenomeno e si limita a considerare semplicemente solo l'impressione,la visione o la sensazione,senza andare oltre...
    Di conseguenza permane sempre l'incertezza ed il dubbio,che vanificano così l'occasione di trarre un'insegnamento da queste facoltà...


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    Meditando,l'uomo non sfugge certo alla sua condizione umana,ma lascia "l'osservatorio rozzo che gli offusca la vista "...
    Se si vuole avere accesso all'Essenza Originale,bisogna arrivare a sollevare il velo per percepire e comprendere veramente,per trionfare nella confusione...
    Noi non conosciamo le " Cose Divine"se non in quanto vi partecipiamo...


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    Che cosa è che dà all'uomo la capacità di " prendere coscienza ? "
    Chi è che in lui è " cosciente ? "
    Quando diciamo,ad esempio, " io so di pensare...so di essere... "...ci siamo mai chiesti chi è che sa?
    L'uomo solo fra tutti gli esseri e tutte le forme della natura " sa " di esistere.
    " ...Chi sono io? " ...Non è certamente una facile risposta...


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    Ogni minima apertura di coscienza porta con sé un risultato,una trasformazione,una maturazione,un ampliamento di visione che non si perdono più.Per questo lo sviluppo della coscienza è strettamente connesso con ogni esperienza diretta,con ogni effettiva realizzazione interiore.Non vi può essere coscienza senza trasformazione.


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    Un antico commentario dice : "Prima di essere degno di parlare devi pervenire alla Conoscenza".Chi cerca il Sentiero deve realizzare l'aforisma occulto . << Volere,Conoscere,Osare,Tacere.
    Volere è prerogativa dello Spirito;
    Conoscere è funzione dell'Anima;
    Osare è dovere della personalità;
    Tacere è il rapporto fra la natura inferiore e l'Anima,è la trasmutazione dell'energia creativa inferiore in quella superiore,quando cioè si è riusciti a far "tacere" il centro sacrale,sublimandone l'energia al Centro della gola ( ossia facendo risalire la Kundalini... ).

    Chi ha incominciato a sentire l'influenza della propria Anima può comprendere e sentire profondamente il significato del silenzio.Possiamo dire che ogni Piano ha il suo silenzio:noi conosciamo quello del piano fisico,della natura di fronte all'immensità del cielo stellato,dell'oceano,della notte,dell'alba...
    Conosciamo il silenzio delle emozioni che ci tolgono il respiro lasciandoci senza parole.

    Questo silenzio ha un proprio linguaggio,mille vibrazioni lo formano,infiniti ritmi lo compongono;la sua armonia giunge ai cuori attoniti,alle menti che sono in grado di prevedere,a chi sa udire la Voce senza Suono,la Voce del Silenzio...


    P.S. Questa non è "new ege"come qualcuno può subito ,incautamente asserire;in realtà la "new ege" è solo un termine astratto che non significa nulla,inutile tra l'altro,per definire la millenaria ,profonda e comune a tutti gli uomini Ricerca di se stessi.

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    Il rilassamento o allineamento psico-fisico è estremamente importante...Specialmente se si vogliono avere delle esperienze attinenti al Mondo Astrale o ai cosiddetti "viaggi astrali ".
    Infatti,tutte le esperienze extracorporee necessitano dell'acquietamento del corpo fisico,del corpo emotivo e del corpo mentale.


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    La Meditazione porta istinto,intelletto ed intuizione ad un allineamento creativo ed anche alla Identificazione Cosciente.
    Per giungere a tanto,la mente deve essere innalzata da un centro chakra ad un altro,fino al punto più alto della Coscienza Spirituale.






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    “Avevo l’impressione di trovarmi fuori dal corpo e di potermi spostare nell’aria, senza il peso del corpo…tutto era lucente, tutto era bello e leggero.”

    Quest’affermazione di un eremita di Scete in epoca medioevale è una delle tante che ci sono giunte attraverso i secoli e che testimonia un vissuto legato al cosiddetto sdoppiamento o, come affermano alcuni esperti, “estrinsecazione del sottile organismo interno o corpo astrale” che si stacca dal corpo, consciamente od inconsciamente, ed appare in altro luogo.

    Questo fenomeno è noto fin dal tempi più antichi ed in tutte le civiltà, soprattutto orientali; In quelle occidentali se ne era affievolita la conoscenza che ora sta riprendendo lentamente con il recupero nell’uomo contemporaneo delle sue dimenticate facoltà.

    Lo sdoppiamento conscio può essere raggiunto sia da una naturale predisposizione del soggetto sia dopo una serie di tecniche finalizzate o durante l’ipnosi; quello inconscio spesso è vissuto attraverso il sogno od in quel particolare stato di dormiveglia in cui possono apparire immagini, udirsi musiche, suoni, dolori, scosse elettriche, percepire sensazioni termiche, sapori ed odori, indipendenti dall’ambiente circostante.

    Tracce di questa fenomenologia le troviamo, per esempio, oltre 2500 anni fa in Aristotele che considerava tali immagini, successivamente chiamate ipnagogiche, “un fenomeno universale”, mentre in alcuni trattati parlava di “anima vegetativa”; gli scrittori dell’antica Roma dissertavano invece di” umbra” e di “volaticae” o Striges, dal “volare” la notte.

    Si possono citare Chaucer e Spinoza, che ben le conosceva, ed Hobbes, che non riuscì a trovare un nome adatto per descriverle e che in uno scritto del 1651 le citava accanto ai sogni ed agIi incubi come fonti della credenza del demonio, fino a giungere ad Alfred Many, che appunto le battezzò con il termine oggi in uso.

    Nel 1954 Lorna Simpson e Peter McKeller, esaminando studenti dell’Università di Aberdeen, riscontrarono che tali fenomeni erano più una regola che un’eccezione e, dopo ulteriori studi, fissarono dei punti comuni alle visioni di tutti i soggetti che riferivano, oltre alla chiarezza dei particolari ed alla peculiarità di una “luce e colori”, una “strana luminescenza” e “paesaggi lunari.” .

    Sensazione quella luminosa, che coincide, ad esempio, con la testimonianza di un eremita francese vissuto intorno al Mille e rifugiatosi, dopo una vita corrotta, sui Pirenei: “Ho avuto l’Impressione di venire strappato dal corpo e di trovarmi senza peso, sospeso nell’aria, come una nuvola… Intorno a me c’erano luci ed io provavo una piacevole sensazione di pace profonda.”

    Inoltre queste immagini erano “remote da qualunque percezione precedente di cui il soggetto avesse consapevolezza ed estranee alla sua personalità.”

    Girolamo Tartarotti in “Del Congresso notturno delle lamie” riporta la testimonianza di Jean Bodin (1530 – 1596 ): “lo ho letto ne’ processi che le streghe vanno al congresso dopo le unzioni, e spesso senza unzione, ora sopra un becco ed ora sopra un cavallo volante, ora sopra una scopa e quando sopra un bastone e talora senza un bastone né animale, né unzione… altri il giorno, ma ordinariamente il più la notte.“ E per finire Ludovico Muratori, nel” Trattato della forza della fantasia umana”, cap. IX: “Belle estasi e visioni”, scrive:”…qualor la piissima persona estatica si vegga In quel frangente rapita ed alzata da terra in alto a me fece inarcar le ciglia ciò che si legge nella vita del Venerabile Padre Giuseppe da Copertino * (1603 – 1663), non dirò dei ratti, ma de’ voli ch’egli facea.”

    (* Francescano conventuale. La sua vita fu piena non solo di estasi e di miracoli, ma anche di sospetti, nel 1630 fu accusato al Sant’Uffizio di Napoli. La “vita” cui allude il Muratori è probabilmente la “Vita del ven. Padre fr. Giuseppe da Copertino, Roma 1772, di Domenico Bernini.)

    L’O.O.B.E. può aiutare ad aprire nuove conoscenze, come avvenne al chimico Kékulé che, dopo le visioni di serpenti che cercavano di mordersi la coda a vicenda, percepita sonnecchiando su di una corriera, giunse alla formulazione della teoria dell’anello di benzene, compiendo un grande progresso nel campo della chimica organica.

    Anche Goethe, non solo ebbe numerose esperienze di immagini ipnagogiche, ma vide il doppio di un amico, come viene raccontato nel libro “Spuk” di Natalle von Eschstruth, che apprese l’accaduto dal consigliere segreto Klemm, testimone nel 1813 di due episodi, avvalorati anche dalla dichiarazione del consigliere di Corte J. Jena.

    A Waimar, al ritorno da una passeggiata, verso il crepuscolo, d’un tratto Goethe si fermò, sporse la testa leggermente in avanti come se volesse vedere meglio e disse in tono di massima sorpresa: ” Se non fossi sicuro che Federico si trova a Francoforte, giurerei che è lui.. (Si trattava del consigliere segreto Johann Friedric Rochlltz di Lipsia) “Eppure è lui! Senza dubbio è lui! L’amico Federico a Walmar… nella mia veste da camera, con le mie pantofole, così vai in strada? “Poi fece alcuni passi in avanti con le braccia aperte come se volesse stringere qualcuno, ma non vide più nessuno. Tornato a casa preoccupato, scorse sul divano l’amico nella sua veste da camera e con le sue pantofole, a cui parlò della strana visione. L’amico riferì che, dopo aver appreso il luogo dove Goethe stava passeggiando, si sedette sul divano e, conoscendo la strada, tentò col pensiero di seguire i suoi passi, lasciandosi cullare nel sonno e poi sognò d’incontrarlo sulla strada proprio nel punto in cui era apparso nella visione: gli volle correre incontro, ma Goethe gli disse: “Nella mia veste da camera e in pantofole sulla strada? ” Allora egli, guardandosi dall’alto in basso, si vergognò, si spaventò, del suo proposito e si svegliò.”

    E, per rimanere nel campo degli scrittori, passiamo a lord Byron.

    In una sua biografia afferma che nel 1920 si sparse la voce di un suo ritorno a Londra; Il suo editore affermò di averlo visto e non spedì più al consueto indirizzo né riviste né libri, ciò che indispettì molto il poeta. In seguito Murray si discolpò, dicendo che qualcuno era talmente sicuro di averlo visto da scommettere perfino 100 ghinee. Byron allora rispose che un fatto simile era accaduto ad un suo ex compagno di scuola, un certo Peel, il quale nel 1811 giurò di averlo incontrato in St. James Street. Peel non fu creduto da nessuno, perché In quel periodo tutti erano sicuri che il poeta fosse in Turchia.

    Queste vicende, riportate dal poeta, trovarono poi riscontro nel racconto dei diretti interessati, dando così prova della loro autenticità.

    A commento di questi fatti, Byron stesso affermò di non sapere in realtà quale dei due “esseri” fosse stato l’autentico e a questo proposito disse: “Spero solo che il mio doppio si comporti da gentiluomo. “Un’esperienza senza dubbio o particolare e probante è quella riferita dal teologo protestante dott. Karl Vogl nel libro Unsterblichkeit .. (Dachau 1971), in cui scrive che uno dei suoi amici si propose di convincere un suo conoscente dell’esistenza dei doppi ed una notte nel sonno si vide nell’appartamento del suo amico a cui riferì di voler dare la prova promessa ed iniziò il seguente colloquio: “Sapete che in questo momento sia voi sia io stiamo sognando?”

    “Che cosa vi viene in mente? Dovrei pur sapere se sto sognando o se sono sveglio,” fu la replica. L’incredulo si irritò, perché l’altro sosteneva che l’incontro si svolgeva, mentre tutti e due stavano sognando e perché insistette, affinché gli fosse fatta la promessa di andarlo a trovare l’indomani ad una determinata ora del mattino, promessa sancita da cinque strette di mano ed accettata. Il sognatore si svegliò e notò minuziosamente il contenuto del colloquio fatto nel sonno. L’indomani nel primo mattino ad un’ora del tutto insolita ricevette la visita dell’amico che disse: “Non so perché vengo a quest’ora. Ho lavorato ieri fino a tarda notte. Poi mi sono sentito venir sonno… Quindi mi sono coricato vestito sul letto. Ho fatto un sogno agitato, non ne ricordo più i particolari, abbiamo litigato e poi ho dovuto ripetere cinque volte qualcosa che voi m’imponevate di dire.”

    A questo punto l’amico trasse il biglietto con le annotazioni e fece conoscere il preciso contenuto del colloquio nel sogno.

    Ed ancora, Emil Mattiensen nella sua opera fondamentale. “Das persönliehe Usberleben des Todes” (Berlino 1936/1939) scrive:

    “Mi è capitato per due volte di avere la sensazione precisa che il mio intimo esca dal corpo e vi ritorni di nuovo. Tutte e due le esperienze le ho fatte a casa mia a Vienna di notte a letto. Tutte e due le volte dopo un periodo di sonno, mi trovavo in uno stato transitorio, ossia in procinto di addormentarmi di nuovo dopo un periodo di veglia; conservavo però ancora la piena coscienza… ln quegli Istanti ebbi la precisa sensazione che qualcosa fosse uscito dal mio corpo, che già si trovasse fuori dal mio corpo, spazialmente da esso staccato, ormai lontano. Ancora più precisa era stata ogni volta la sensazione del ritorno…La percezione partiva piuttosto dalla parte staccata che osservava il corpo con un certo rincrescimento… Voglio dire che il corpo era inattivo e che la sensazione di tale sua inattività dominava tutta l’esperienza… Vedevo me stesso, ossia il mio corpo, adagiato sul letto: mi avvicinavo, esitavo un momento e poi entravo nel corpo attraverso una fessura nella testa. Percepivo, “vedevo” questa fessura in mezzo al cranio, larga qualche centimetro, che partiva dalla nuca verso la fronte. Alla seconda esperienza il ritorno si svolse con una certa difficoltà. “Lo stesso autore in “Mensch” cita Il seguente episodio: “Il Dott. Wiltse, ammalato di tifo, rimase un giorno per quattro ore senza polso e senza che si potesse sentire il battito del cuore”. Egli credette di essere rimasto per un certo tempo senza coscienza, ma di essere rinvenuto più tardi: “Stavo pensando con molta calma questo: “Sono morto… eppure come non mai sono vivo. Sono in procinto di abbandonare il mio corpo. Osservavo, quindi, lo strano fenomeno della separazione dell’anima dal corpo: da una forza che evidentemente non mi apparteneva, il mio io veniva fatto oscillare…Dopo poco questo movimento cessò, e, partendo dai piedi, fui pervaso dalla sensazione di liberarmi da innumerevoli piccoli ceppi. lo sentivo e in certo qual modo l’udivo. Mi ricordo perfettamente come alla fine l’intero mio lo fosse rimasto concentrato nella testa…Quando uscii, vidi due signore al mio capezzale. Valutai la distanza che separava il capo del letto dal ginocchio di una delle due signore e constatai come ci fosse abbastanza spazio per farmi stare in piedi… Stavo alzandomi e abbassandomi nell’aria, spinto a volte a destra e a volte a sinistra, come una bolla di sapone prima di staccarsi dalla cannuccia; poi, finalmente mi staccai dal corpo e scesi leggermente a terra dalla quale lentamente di nuovo mi levai per assumere a poco a poco la statura di un uomo. Mi parve di essere trasparente, di colore bluastro e completamente nudo; provai vergogna e pensai alla fuga; giunsi alla porta, mi vidi vestito, ciò che mi fece di nuovo tornare verso i presenti. In tale occasione il gomito del mio braccio sinistro sfiorò uno dei due signori che stavano alla porta. Con mia grande sorpresa Il suo braccio attraversò il mio senza alcuna resistenza e l’individuo stesso non se ne accorse affatto. Seguendo il suo sguardo, vidi il mio corpo morto sul letto…”

    Il dott. Wiltse cercò quindi di farsi notare dagli altri presenti, ma senza successo.

    A chiusura di questo piccolo gruppo di esperienze, si potrebbe inserire una testimonianza che, anche se a qualcuno potrà sembrare una forzatura, ha una chiave di lettura accettata da studiosi che hanno approfondito in senso esoterico la “Divina Commedia“.

    Si legge infatti nel Canto I dell’inferno:
    “lo non so ben ridir com’io v’entrai,
    tant’era pieno di sonno a quel punto
    che la verace via abbandonai.”

    Naturalmente si deve partire dal presupposto che Dante abbia in qualche modo” vissuto” in prima persona l’esperienza oltre il corpo descritta nel suo poema. Ed accennando ad un cammino spirituale come quello del Poeta, non si può tralasciare almeno un accenno alle esperienze dei mistici cristiani.

    Infatti spesso durante le lunghe preghiere e le meditazioni particolarmente attente è più facile avere, quindi, stati chiamati estasi, termine che fu definito dagli psichiatri dell’ ‘800 come una “manifestazione psicopatologica”, poi, attraverso Freud, “stato di regressione” ed oggi più comunemente chiamata “stato alterato di coscienza”.

    “Spesse volte il mio corpo è levato dalla terra per la perfetta unione de’ l’anima con Dio, quasi come il corpo grave diventasse leggiero. Non è però che gli sia tolta la gravezza sua, ma perché l’unione che l’anima ha fatto con Dio è più perfetta che l’unione tra l’anima et il corpo; e però la forza dello spirito, unita in me, levò da terra la gravezza del corpo. (Caterina Benincasa 1347-1380)


    “Un giorno ero in profonda meditazione. Mi separai realmente dal mio corpo fisico; lo vedevo proprio come una vecchia pelle di serpente ormai abbandonata dal serpente stesso. Mi libravo per aria; provavo una sensazione curiosa in cui una gioia grandissima si mescolava ad una forte paura. Restai in aria soltanto due minuti circa. La mia troppa paura mi fece bruscamente rientrare nel corpo fisico; Fu una specie di dolce slittamento accompagnato da una sensazione molto singolare.” (allievo di Kundalini-yoga, riportato da Swämi Sivänanda Sarasvati)

    Ed anche in questo caso si hanno testimonianze consimili non solo in epoche diverse, ma anche in culture distinte: mistici cristiani ed un allievo yoga in meditazione raggiungono esperienze simili. Perché, dunque, ancora si lotta per il predominio del proprio credo, quando l’arrivo è unico, pur tra vie diverse?

    A volte anche le sante sono tormentate dagli spiriti demoniaci: “Le lotte con gli spiriti infernali ebbero tuttavia per scopo di temperare la sua anima. Ma furono le visioni celesti che la iniziarono, insensibilmente, ai più alti stati mistici…tante volte, quando riceveva la Divina Eucaristia tale recezione era seguita da un’estasi. Ella restava rapita per due o tre ore ed anche più in uno stato di completa immobilità e talmente insensibile, che se qualcuno la toccava, ella non se ne accorgeva.” (Francesca Bussi 1384-1440)

    Ma spesso il “demonio” aveva la meglio; così, accanto alle estasi delle sante, possiamo citare I “viaggi” delle streghe. La matrice spirituale, in fondo, è la stessa, cambia solo l’oggetto della devozione e, in alcune occasioni passare da santa a strega...

    “Ogni notte – e siamo tra il 1580 ed Il 1630 – queste malconsigliate signore (vecchie donne n.d.r.) si ungevano con ‘grasso del diavolo’, fabbricato con le carni di bambini uccisi e, così lubrificate, scivolavano attraverso le fessure e serrature e cappe di camino, inforcavano scope e fusi o caproni volanti e si involavano in un lungo ed incredibilmente stancante viaggio aereo verso un convegno diabolico, il sabba stregonesco.”

    Ulrich Molitor riferisce un episodio della vita di S. Germano, tratto dal testo “Leggenda Aurea” di Jacopo da Varagine, in cui il santo fu testimone di un’esperienza di sdoppiamento collettiva: “…tale santo una notte trovò ospitalità in una casa dove, finita la cena, vide imbandire nuovamente la tavola. Stupito S. Germano chiese agli ospiti per chi si imbandisse la mensa e gli fu risposto che ciò si faceva per i buoni uomini e le buone donne che viaggiavano nella notte. Il santo decise di vegliare: ed ecco avvicinarsi alla mensa una moltitudine di diavoli dall’aspetto di uomini e di donne. Ordinò loro di non andarsene, chiamò tutti gli abitanti della casa e chiese se Ii riconoscessero e, poiché dicevano che si trattava di uomini e di donne del vicinato, le mandò a cercare nelle loro case, dove furono trovati nel letti addormentati.”

    Per alcune culture certi “poteri” sono ereditari, come spiega Fortes: “I Tallensi, popolazione del Ghana, quando presentano un collaterale, spiegano la relazione di parentela, dicendo: “Se lui è capace di volare, per l’aria, anche io sono capace; se lui è capace di prevedere Il futuro, anche io lo sono.”

    Continuiamo i nostri sondaggi presso culture extraeuropee. Tra i balinesi, abitanti dell’Isola di Bali, ritroviamo le streghe, leyak, che, a differenza del maghi che possono agire anche per il bene, sono temutissime, perché sono esseri umani consacrati alla terribile Durga a guardia del cimiteri e istruiti nella magia nera, la scienza di Pangiva…Possono mutare continuamente d’aspetto e condurre, oltre alla vita ordinaria, una seconda vita completamente opposta alle norme morali impartite dagli dei dell’umanità. Posseggono inoltre facoltà soprannaturali: possono volare, emettere fiamme dal loro corpo…In genere attaccano direttamente la loro vittima, ma possono anche agire a distanza, servendosi del vento come intermediario.

    Un accenno a parte va rivolto agIi sciamani o medici-maghi che, spesso aiutandosi con droghe e riti concitati, usano lo sdoppiamento, l’estasi od il sogno a scopo terapeutico.

    Ciò avviene, ad esempio, presso gli sciamani siberiani ed esquimesi o angakok, dallo stretto di Bering alla Groellandia, che sono tra i più fervidi seguaci del pananimismo, in cui è radicata la convinzione che “durante lo stato d’estasi, lo stregone possegga il potere di entrare in relazione con gli spiriti che impregnano il mondo e che sono per la maggior parte ostili al genere umano. Venuto con essi il contatto, egli può, per loro tramite, prender conoscenza delle cause delle malattie e delle calamità che affliggono abitualmente il genere umano e può vincere gli spiriti maligni con l’aiuto di quelli benigni.”

    E soprattutto presso gli Esquimesi, dove anche le donne possono essere angokak, lo sciamano “deve intraprendere un viaggio nel mondo degli spiriti. Allo scopo si fa legare e, mentre il tamburo comincia a rullare da solo (prerogativa questa dei grandi stregoni), chiama a raccolta gli spiriti ausiliari che devono proteggerlo e guidarlo lungo il cammino verso il paese delle anime. S’intrattiene poi a lungo e in tono misterioso con gli spiriti, usando spesso una lingua speciale, comprensibile ai soli iniziati e ricorrendo al ventriloquio, arte nella quale gli sciamani sono maestri. Riuniti tutti gli spiriti ausiliari, lo sciamano inizia il viaggio, mentre il suo posto viene occupato da uno spirito. Non esce di casa attraverso l’uscio, ma attraverso le pareti e rientra libero dai legami. Racconta allora all’auditorio come ha potuto trovare l’anima del malato, quanto è avvenuto durante il viaggio e quel che succede nel paese degli spiriti.”

    Presso le tribù indigene dell’America meridionale, il medico-mago “attraverso visioni e sogni è in grado di diagnosticare esattamente lo stato psichico dei pazienti. Le danze e il frastuono, tra il rullo dei tamburi, costituiscono il terreno in mezzo a cui la sua psiche, piombata in una specie di sogno ad occhi aperti, riesce a trovare il rimedio necessario… il rito con l’aiuto degli stupefacenti e dell’alcool è il mezzo che gli permette di raggiungere questo stato in un grado tale da poter concentrare tutta l’attenzione in un solo oggetto “Questa professione di medico-mago richiede esercizi giornalieri e” forti restrizioni nel sonno e nel vitto con un regime di vita duro ed insolito e con lunghi ritiri in profonda solitudine, perché nel corpo macerato lo spirito è meglio predisposto a riplasmare in senso nuovo l’intera personalità.”

    E, per ritornare all’Africa, citiamo la testimonianza di Burton, risalente ad oltre un secolo fa, secondo cui certi preti-maghi del Dahomey, entrati in “trance”, “visitano il mondo del defunti, riportano le notizie sulla loro vita e si servono del loro ausilio per liberare i “posseduti”.

    Il dott.. P. Shebesta racconta di aver assistito in un villaggio Kubu (Kandang, Sumatra) ad un rito praticato da sciamani allo scopo di guarire da una malattia febbrile un bambino di circa quattro anni.

    La cerimonia, condotta da due malim, di cui uno cieco, durò tre giorni. Nella capanna su una stuoia erano posti alcuni vasi contenenti carbone di legna ardente, resina odorosa, olio, due ceri, riso ed un mazzo di piante aromatiche. I due sciamani si coprirono il capo, precedentemente frizionato con oli, da un velo, si curvarono sui bracieri ed aspirarono il fumo dei carboni ardenti, cosparsi con resina, scuotendo la testa ed il busto e facendo tintinnare i sonagli del panjung, tra canti e rullio del tamburi. Dopo aver annusato il fumo, iniziarono una danza a ritmo frenetico, poi “uno dei due malim afferra il piatto del riso, canta, danza e, in piena estasi, cade inanimato tra le braccia di una donna che si trova alle sue spalle. Il malim passa allora da un’estasi all’altra: gli occhi sbarrati, esamina fissamente al chiarore del ceri l’acqua contenuta nella giara, per riconoscere in essa il demone della malattia. Balza nuovamente in piedi in preda all’estasi, danza, brandendo una fiaccola e di nuovo si abbandona inanimato tra le braccia della donna che gli sta alle spalle. Il malim, sostenuto da due donne, si trova sempre in “trance” e saltella continuamente avanti e indietro: il corpo è scosso da convulsioni, gli occhi sono sbarrati.

    Finalmente, si arresta in piedi, davanti alla torcia, portatagli da una donna, la fissa a lungo, la spegne con un soffio brusco e s’accascia al suolo privo di sensi.”

    I successivi due giorni trascorrono tra danze, canti, riti e scongiuri, fino alla guarigione del bambino che, In caso persista la malattia, verrà affidato ad altri sciamani.

    Molte altre testimonianze si potrebbero riferire su fenomeni di “coscienza alterata” presso le popolazioni considerate “primitive” che, come attestano vari studi, erano e sono in vibrazione ed in sinergia con la natura.

    Alcune testimonianze :

    “Mi trovai addormentato in mezzo a un campo coltivato. Mi vidi coricato sul fianco, profondamente addormentato. Seppi che stavo “sognando”, perché avevo cominciato a “sognare” ogni notte. Di solito ogni volta che avevo visto me stesso addormentato mi trovavo nel luogo in cui mi ero messo a dormire. Ora invece non ero nel letto, e sapevo d’essere andato a letto quella notte. Nel “sogno” era giorno. Cominciai allora ad esplorare. Mi spostai dal luogo in cui ero coricato e cercai di addormentarmi. Capii dov’ero. Mi trovavo, realmente, non molto lontano da casa mia: ad un paio di miglia, forse.
    Feci qualche passo in giro osservando ogni particolare di quel luogo. Mi fermai all’ombra di un grande albero a poca distanza e scrutai, di là da una piatta striscia di terra, i campi di grano sul fianco di una collina. Allora mi colpì una cosa molto strana: i particolari di ciò che mi circondava non mutavano né svanivano, per quanto a lungo continuassi a fissarli. Mi spaventai e corsi di nuovo dove giacevo addormentato. Ero ancora là, esattamente come prima. Mi misi a guardare me stesso. Ebbi una sensazione inquietante di indifferenza verso il corpo che stavo guardando. Poi sentii che si avvicinava gente. Sembrava che ci fosse sempre gente intorno a me. Corsi in cima ad una collinetta e scrutai in giro attentamente.
    C’erano dieci persone che stavano venendo verso il campo in cui mi trovavo. Erano tutti giovani. Tornai indietro di corsa verso il luogo in cui ero coricato e passai uno dei momenti più angosciosi della mia vita di fronte a quel me stesso che se ne stava lì,dormendo. Sapevo che dovevo svegliarmi, ma non avevo idea di come. Sapevo che per me era mortale svegliare quel me stesso. Ma se i giovani mi avessero trovato là, sarebbero stati stravolti.

    Tutte queste considerazioni che mi attraversavano la mente non erano veri pensieri. Erano piuttosto scene che mi passavano davanti agli occhi. La mia angoscia, per esempio, era una scena in cui io guardavo me stesso con la sensazione di essere chiuso dentro me stesso. E’ questa scena che chiamo angoscia. Dopo di allora mi è ancora capitata due volte. Bene: non sapendo che fare rimasi a guardare me stesso e mi aspettavo il peggio. Una quantità di immagini fuggevoli mi passavano davanti agli occhi. Mi attaccai ad una in particolare: I’immagine della mia casa con il mio letto. L’immagine divenne nitidissima. Oh, come desideravo essere di nuovo nel mio letto! Qualcosa mi colpì, mi sembrò che qualcuno mi urtasse e mi svegliai. Ero nel mio letto! Naturalmente avevo “sognato”. Saltai fuori dal letto e corsi nel luogo del mio sogno. Era esattamente come l’avevo visto. I giovani vi stavano lavorando. Stetti a guardarli a lungo. Erano gli stessi che avevo visto.” Così scrive Carlos Castaneda.

    Ed ancora: “Avevo avuto la sensazione – allorché guardavo le ragazze in fondo alla cucina – di stare a guardarle dall’alto, da vicino al soffitto. Quel che più mi sconcertava era che avevo effettivamente concepito come fosse stato proprio quel senso di solletico in cima alla testa a sottrarmi all’abbraccio di Josephina. Era come se “qualcuno” fosse uscito dal mio cranio: qualcosa era effettivamente uscito dal mio cranio…Dopo un paio di minuti, sentii che stavo scendendo dal soffitto e posavo i piedi in terra. Mi ci volle un po’ per riadattarmi e guardare normalmente, al livello consueto.”

    Terminiamo con Piero Scanziani: “Conquistato il sogno, varcato il pensiero, siamo pronti al distacco in piena veglia. Il distacco, ossia lo sgomento. D’improvviso ti trovi in piedi nella stanza, tra gli oggetti abituali, con grande senso di levità. Ti guardi intorno, il tavolo, la libreria, il divano. Sul divano…Chi è sul divano? Un uomo. Addormentato? No… quello… sono io. Il mio corpo. Un orrore ti prende, terribile e lacerante. Sono morto. Dunque sono morto, Madre no. Madre, ho tante cose da fare, hanno tanto bisogno di me. Ti soccorre il lungo lavoro preparatorio: non sei morto, sei dissociato. Infatti hai un secondo corpo più piccolo, lieve, libero dalla gravità, mosso dal volere… L’orrore lentamente ti abbandona, sostituito dall’avidità di conoscere".

    L’uscita fuori dal corpo è un’esigenza del nostro profondo per “caricarsi” al di fuori dei blocchi del pensiero-logico ed è come il sognare: tutti ne beneficiamo, ma non tutti ne hanno il ricordo. Fra qualche anno, quanto portato avanti dai ricercatori all’avanguardia, si scoprirà scientificamente che lo sdoppiamento serve per vivere e ci nutre a livelli profondi e molto elevati. Si presenta con una forma trasparente e tridimensionale di noi stessi, non uguale ma simile. Difficilmente si notano i capelli e le sopracciglia non si vedono i colori, ma se cerchiamo di riconoscerli ne abbiamo una risposta mentale interna; con una certezza “irrazionale” diciamo, ad esempio, ‘rosso’. Non è vero che esiste un cordone che unisce il corpo fisico con quello più sottile del “doppio”. E’ solo un’immagine simbolica per attestare una interdipendenza tra le due strutture che, comunque, restano sempre in contatto, (anche se spesso intuitivamente ne percepiamo una sola).

    Attenzione, non c’è niente che si conquista in questo settore tramite scorciatoie o formule magiche, o mantra da salotto urbano, ma solo lavoro continuo su se stessi, controllo delle nostre motivazioni e dai nostri ego, questo è l’unico cammino. Amo la gente, ma sono profondamente annoiato dalla stupidità umana e dal loro apparire più che dal cercare di “essere”. Ho visto perdersi molte persone, e so, quindi, che conoscere bene la possibilità che abbiamo di dilatare la nostra coscienza, sino allo sdoppiamento, potrebbe rappresentare una via possibile per conoscere le forze che ci governano e smitizzare il timore della morte. Certo, ad un sistema politico-sociale-religioso integralista, che vuole sempre più vederci come numeri e trasformarci in individui ammalati e lamentosi, tutto questo non fa piacere; ed è proprio per questo che dobbiamo farci sentire e cercare di andare avanti. La rivoluzione, quella vera, che non arricchisce i venditori di armi, passa dall’evoluzione della coscienza.

    Negli stati di “uscita dal corpo”, per prima cosa dobbiamo superare la paura; non è facile come si può ben comprendere, si provano infatti emozioni particolari e del tutto sconosciute.

    Il primo elemento da superare,scrivevo, è la paura, non mi stancherò mai di dirlo, è il “Guardiano della soglia”, forte e molto furbo che ci conosce perfettamente perché fa parte di noi. Se non si riesce a dominare la paura, il doppio rimane fermo nell’ambiente in cui sta il corpo e la nostra mente ha la sensazione di vedere o stare in altri luoghi, ma questo è solo una visione fantasiosa o allucinatoria. Il tempo ed il controllo delle emozioni ci permettono di spingere il “nostro doppio” oltre questa palude delle sensazioni, diventando così viaggiatori di spazi e dimensioni. C’è un modo semplice per accorgersi se si sta navigando oltre le proiezioni delle idee logiche: quando emerge la possibilità di ritrovare cose del passato o anticipate quelle del futuro.

    Questo vale anche per chi dice di andare indietro nel passato. Al massimo, nei viaggi “del doppio”,si hanno piccole e brevi scene simili alla pubblicità che si vede in televisione dei film in programmazione ma mai si percepiscono frasi o lunghi discorsi anche se, a volte, si può avere il “senso” di un brano.

    Un libro scritto con informazioni “astrali”, nel migliore dei casi, ha solo alcuni punti veri e genuini, il resto è un costruito logico. Il viaggio cosciente dell’astrale affina l’intuito e strappa, gradualmente, i veli che coprono le varie realtà. Più si procede in questa ricerca più i messaggi vengono da livelli elevati, che hanno la caratteristica del breve contatto-massima informazione; gli stessi, però, non possono essere raccontati ad altri con la parola scritta o verbale. Non ci sono mezzi idonei mentre dentro al viaggiatore cresce un sorriso verso il tutto ed una spinta ad essere più vivo possibile nel presente.
    E’ difficile dire quanto è importante contattare questi nostri livelli e la gioia che si ravviva in noi ed intorno a noi, solo per questo, per me, vale la pena di “vivere”.
    La persona che sperimenta più volte lo stato di “uscita dal corpo” può compiere un fenomeno di bilocazione anche se non è cosciente. Infatti sono sempre gli altri a darne testimonianza.

    I fenomeni sono inconsueti perché la gente non ne parla, visto il razzismo culturale e l’ignoranza vigente, ma essi sono uno strumento di crescita e di vero cambiamento. Quante idee, invenzioni, filosofie, nascono da dati avuti tramite l’O.O.B.E.? Infinite, credetemi, dai disegni di Leonardo, alle cose asserite da Bacone prima di morire, moltissime scoperte scientifiche (struttura dell’atomo, del benzene, ecc), il contenuto di certe religioni, hanno in comune un essere umano che, fortemente motivato, ha trasceso la dimensione del vero e del giusto data dalle menti riduttive e non libere per “volare”.

    Questo è un territorio da recuperare perché va oltre il bene ed il male, la nascita e la morte, e ci ridona una più giusta profondità dell’essere. Ricordatevi sempre che siamo diversi e migliori di quello che ci hanno saputo o voluto dire.
  14. .
    L'ectoplasma permette materializzazioni sia complete sia parziali del corpo umano.La materializzazione più osservata è quella della mano.
    W.Crookes scrisse a proposito:<<questa mano non è sempre una semplice forma statica,talvolta sembra animata,le dita si muovono e la carne pare essere umana quanto quella delle persone presenti alla seduta.
    Queste mani,al tocco,sembrano a volte fredde come il ghiaccio,altre volte invece sembrano calde e vive e hanno stretto la mia.
    Ho trattenuto una di queste mani nella mia,risoluto a non lasciarla andare.Non ho notato tentativi o sforzi per farmi lasciare la presa;a poco a poco,invece,la mano sembrava dissolversi in vapore e si liberava così,dalla mia stretta>>.

    Per conservare prove tangibili di queste manifestazioni,i collaboratori di Crookes ,chiedevano a queste entità di immergere queste mani ectoplasmatiche in soluzioni di paraffina contenute in vasche di acqua calda.
    Quando la mano riemerge dall'acqua,è ricoperta da un sottile strato strato di paraffina che si solidifica a contatto con l'aria.
    Quando la mano si smaterializza rimane uno stampo cavo dal quale una mano normale,di un vivente,non potrebbe uscire a causa dell'estrema fragilità della paraffina (si romperebbe il tutto...).
    In questo "guanto"di paraffina così ottenuto,si versa del gesso liquido e si ottiene così un calco.

    Un'altro sistema più moderno consiste nel far incrociare le dita e farle immergere in un contenitore di plastilina;ora tutti sappiamo che è impossibile estrarre le mani e le dita incrociate da una sostanza plastica avvolgente,senza rovinare il tutto.
    Solo con la smaterializzazione questo è possibile...
    Anche in questo caso nel calco si cola gesso liquido o resine e si ottengono le forme delle mani.jpg

    jpg

    Queste mani ectoplasmatiche,hanno stranamente la forma di mani da adulto ma in miniatura.

    Sono state fatte innumerevoli prove,ovviamente,e ancora qualche prestidigitatore insiste,ma inutilmente.
    L'uscita di una mano di un vivente da un guanto di paraffina,dello spessore di meno di un millimetro,è impossibile.
    << Provare per credere >> ( diceva De Angelis ).

    Quindi,con la benedizione della scienza (questa volta si...)si è dovuto concludere che lo stampo,o calchi,di membra materializzate,costituiscono una conferma irrefutabile del fenomeno ectoplasmatico.
  15. .
    Oggigiorno sempre più diffuse sono le persone che dicono di essere in contatto con Maestri Realizzati e/o exaterrestri con il fenomeno ormai noto del channeling o canalizzazione;altri dicono di aver già risvegliato il fuoco Kundalini ed essere entrati nel sublime stato di beatitudine chiamato Samadhi;altri ancora invece,sentendosi già realizzati,si proclamano come delle Guide Spirituali o incarnazioni di Esseri Divini o stellari ( ! ).
    Naturalmente agli occhi di chi realmente non conosce,non sapendo discernere tra il vero e il falso,questi fenomeni appaiono reali,credendo così a tutte le fandonie raccontate.

    E' un fatto ormai noto,nella storia sia passata che contemporanea,che molte persone,in qualunque settore operino,tendono ad approfittarsi delle debolezze altrui per soddisfare le proprie brame personali.Nel campo spirituale,un tempo la Chiesa vendeva indulgenze,oggi,tramontata l'idea del peccato,in questa era di apparente "risveglio",è sorta invece l'idea dell'IO SONO.Una filosofia "sacra"volta a condurre all'identificazione con il SE' Superiore e con il Tutto,ridotta miseramente invece all'esaltazione della personalità,delle proprie esperienze,contatti,visioni o del proprio "status spirituale" di realizzazione.

    Perchè tutto questo?

    I casi possono essere i più svariati;innanzitutto ogni periodo storico ha la propria tendenza e moda,prediamo ad esempio la spiritualità:essa è un terreno fertile e non ancora dimostrabile scientificamente,dove ognuno può dire "la propria"senza che sia contraddetto con prove schiaccianti dichiaranti il contrario ( ad onor del vero c'è chi lo fa,vedi il C.I.C.A.P. ).
    Inoltre oggi tantissime persone sono insoddisfatte della vita,depresse,annoiate ,sempre alla ricerca di "qualcosa" che gli stravolga la vita e che le faccia sentire libere e complete;i "falsi Guru" a tal proposito fanno leva su queste emozioni accendendo il desiderio di pace,serenità e benessere,spingendo così le persone a credere alle loro parole:come lupi travestiti da agnelli,mascherano bene il loro vero volto.
    L'uomo cerca sempre qualcosa a cui aggrapparsi e considerando che in questo attuale periodo di consumismo sta trovando insoddisfacente gran parte della materialità che offre la vita fisica,è passato ad attaccarsi ai fenomeni astrali.

    Ma cosa ci guadagnano queste persone che si ritengono dei leader nel campo spirituale?

    Molto spesso,in realtà,l'unico guadagno che vogliono è quello di "farsi un nome",di essere famosi ed avere dei seguaci.
    Esistono poi casi di persone che credono realmente nelle loro esperienze ( anche se non realmente effettive ),spinte in apparenza da un movente altruistico.In questo caso,anche se l'intento può essere positivo,il risultato di solito non lo è mai.
    Ingannate dal Piano astrale,in realtà tali persone non godono di una vera spiritualità,in quanto non possiedono nè l'onniscienza,nè la saggezza e nemmeno un vero contatto con il Divino,necessario per aiutare se stessi e gli altri.

    In tutti questi casi,come disse il Cristo, sono "dei ciechi che guidano altri ciechi" ed il risultato non è di certo cambiato negli ultimi duemila anni...
    Lasciatemi affermare,per esperienza personale,che la maggior parte di coloro che crede di poter canalizzare insegnamenti è spesso preda di allucinazioni di vario genere,ma non di quello che realmente affermano.Avvolte cadono vittime del loro subconscio;altri sono vittime di aspirazioni e desideri repressi;altri da ambizioni della loro personalità

    I Maestri e gli Iniziati si riconoscono principalmente per il loro esempio di vita,per il servizio reso al mondo e per l'Amore incondizionato che compiono e manifestano sulla Terra,in modo impersonale e distaccato.

    Concludo riportando le parole di un grande Maestro di Saggezza ,il Buddha Shakyamuni:

    << Non dobbiamo credere che una cosa sia vera semplicemente perchè è stata detta;Nè alla tradizione,perchè ci è pervenuta dall'antichità:nè alle opinioni in quanto tali:nè agli scritti dei saggi solo perchè sono stati scritti da essi.
    Ma dobbiamo credere quando lo scritto,la dottrina o il detto sono corroborati dalla nostra ragione e dalla nostra esperienza >>.

    Di conseguenza la regola << sii sempre te stesso >> ben si addice a tutto questo...
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