Sciamano

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    Un accenno a parte va rivolto agIi sciamani o medici-maghi che, spesso aiutandosi con droghe e riti concitati, usano lo sdoppiamento, l’estasi od il sogno a scopo terapeutico.

    Ciò avviene, ad esempio, presso gli sciamani siberiani ed esquimesi o angakok, dallo stretto di Bering alla Groellandia, che sono tra i più fervidi seguaci del pananimismo, in cui è radicata la convinzione che “durante lo stato d’estasi, lo stregone possegga il potere di entrare in relazione con gli spiriti che impregnano il mondo e che sono per la maggior parte ostili al genere umano. Venuto con essi il contatto, egli può, per loro tramite, prender conoscenza delle cause delle malattie e delle calamità che affliggono abitualmente il genere umano e può vincere gli spiriti maligni con l’aiuto di quelli benigni.”

    E soprattutto presso gli esquimesi, dove anche le donne possono essere angokak, lo sciamano “deve intraprendere un viaggio nel mondo degli spiriti. Allo scopo si fa legare e, mentre il tamburo comincia a rullare da solo (prerogativa questa dei grandi stregoni), chiama a raccolta gli spiriti ausiliari che devono proteggerlo e guidarlo lungo il cammino verso il paese delle anime. S’intrattiene poi a lungo e in tono misterioso con gli spiriti, usando spesso una lingua speciale, comprensibile ai soli iniziati e ricorrendo al ventriloquio, arte nella quale gli sciamani sono maestri. Riuniti tutti gli spiriti ausiliari, lo sciamano inizia il viaggio, mentre il suo posto viene occupato da uno spirito. Non esce di casa attraverso l’uscio, ma attraverso le pareti e rientra libero dai legami. Racconta allora all’auditorio come ha potuto trovare l’anima del malato, quanto è avvenuto durante il viaggio e quel che succede nel paese degli spiriti.”

    Presso le tribù indigene dell’America meridionale, il medico-mago “attraverso visioni e sogni è in grado di diagnosticare esattamente lo stato psichico dei pazienti. Le danze e il frastuono, tra il rullo dei tamburi, costituiscono il terreno in mezzo a cui la sua psiche, piombata in una specie di sogno ad occhi aperti, riesce a trovare il rimedio necessario… il rito con l’aiuto degli stupefacenti e dell’alcool è il mezzo che gli permette di raggiungere questo stato in un grado tale da poter concentrare tutta l’attenzione in un solo oggetto “Questa professione di medico-mago richiede esercizi giornalieri e” forti restrizioni nel sonno e nel vitto con un regime di vita duro ed insolito e con lunghi ritiri in profonda solitudine, perché nel corpo macerato lo spirito è meglio predisposto a riplasmare in senso nuovo l’intera personalità.”

    E, per ritornare all’Africa, citiamo la testimonianza di Burton, risalente ad oltre un secolo fa, secondo cui certi preti-maghi del Dahomey, entrati in “trance”, “visitano il mondo del defunti, riportano le notizie sulla loro vita e si servono del loro ausilio per liberare i “posseduti”.

    Il dott.. P. Shebesta racconta di aver assistito in un villaggio Kubu (Kandang, Sumatra) ad un rito praticato da sciamani allo scopo di guarire da una malattia febbrile un bambino di circa quattro anni.

    La cerimonia, condotta da due malim, di cui uno cieco, durò tre giorni. Nella capanna su una stuoia erano posti alcuni vasi contenenti carbone di legna ardente, resina odorosa, olio, due ceri, riso ed un mazzo di piante aromatiche. I due sciamani si coprirono il capo, precedentemente frizionato con oli, da un velo, si curvarono sui bracieri ed aspirarono il fumo dei carboni ardenti, cosparsi con resina, scuotendo la testa ed il busto e facendo tintinnare i sonagli del panjung, tra canti e rullio del tamburi. Dopo aver annusato il fumo, iniziarono una danza a ritmo frenetico, poi “uno dei due malim afferra il piatto del riso, canta, danza e, in piena estasi, cade inanimato tra le braccia di una donna che si trova alle sue spalle. Il malim passa allora da un’estasi all’altra: gli occhi sbarrati, esamina fissamente al chiarore del ceri l’acqua contenuta nella giara, per riconoscere in essa il demone della malattia. Balza nuovamente in piedi in preda all’estasi, danza, brandendo una fiaccola e di nuovo si abbandona inanimato tra le braccia della donna che gli sta alle spalle. Il malim, sostenuto da due donne, si trova sempre in “trance” e saltella continuamente avanti e indietro: il corpo è scosso da convulsioni, gli occhi sono sbarrati.

    Finalmente, si arresta in piedi, davanti alla torcia, portatagli da una donna, la fissa a lungo, la spegne con un soffio brusco e s’accascia al suolo privo di sensi.”

    I successivi due giorni trascorrono tra danze, canti, riti e scongiuri, fino alla guarigione del bambino che, In caso persista la malattia, verrà affidato ad altri sciamani.

    Molte altre testimonianze si potrebbero riferire su fenomeni di “coscienza alterata” presso le popolazioni considerate “primitive” che, come attestano vari studi, erano e sono in vibrazione ed in sinergia con la natura.sciamanoo
     
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  2. occhi-neri
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    A lungo non ho capito il ruolo del tamburo dello sciamano, usato per entrare nel mondo degli spiriti. Poi un giorno mentre camminavo per strada ho capito.

    Un suono stereo è un segnale generato da due fonti sonore, una per ogni orecchio umano, ognuna produce un suono diverso.
    Per capire di cosa sto parlando basta ascoltare una canzone con una cuffia sola, noterete che alcuni strumenti mancano. Questo metodo permette di ascoltare più strumenti senza che i suoni si sovrappongano o si distorgano. Di questa spartizione non ce ne accorgiamo perchè il cervello mette insieme i segnali.
    Un suono "true stereo" è un suono registrato con due microfoni che simulano gli orecchi umani. Il suono impiega qualche millisecondo in più ad arrivare tra un microfono e l'altro. Questo ritardo impercettibile nei due segnali, se ascoltati insieme, produce un suono sensibilmente più profondo e avvolgente, tridimensionale.
    Così è il suono del tamburo.
    Il suono è lo stesso,quello che cambia è il modo di ascoltarlo e questo si può applicare a qualunque tipo di percezione.
    Nella stereo-percezione le due metà del cervello (razionale e irrazionale) lavorano contemporaneamente e raggiungono una visione globale.
    La consapevolezza ti spinge a cercare nel suono quella differenza,
    quell'imperfezione impercettibile che lo rende speciale ,profondo e completo.
    Non si può sentire ma è lì. In quel frammento infinitesimo c'è tutto,
    c'è l'infinito,c'è l'universo,
    lì dentro c'è il mondo degli spiriti,
    lì dentro c'è il mare nero dell'anima.

    Basta cercarlo per entrarci.
    Basta cercarlo e viene da te.

    Stavo camminando per strada ascoltando questa canzone,
    Davanti a me c'era la strada asfaltata e lo smog,
    dietro di me c'era un sentiero fiorito e l'aria pulita.
    La realtà si trasformava ad ogni passo che facevo in avanti.


    Om namo narayanaya : mi inchino all'Essere che vive dentro ognuno di noi.
     
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    @ occhi-neri

    Esattamente...Ma il suono del tamburo svolge,con le sue vibrazioni,una specifica funzione :stimolare il Centro Ajna ( o Terzo Occhio,7°chakra... ).

    Uguale analogia la troviamo nel suono del gong,nelle campane tibetane e...nel suono dell'OM.

    Come hai giustamente osservato la stereo-percezione converge
    al centro della fronte,ed è vero,queste vibrazioni rivelano l'infinito,l'universo :il Mondo dell'Anima.

    om tat sat ...12986992_10201685641740649_6423170282736139785_nNamaste
     
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2 replies since 10/3/2018, 08:24   77 views
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