Chi ha generato l'universo

e tutto quello che ne consegue?

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    Chi ha creato l'universo? Perché? Qual'è il compito delle anime? Chi
    ha creato l'uomo? Angeli e demoni esistono davvero? Come interagisce
    l'anima con l'uomo? Le religioni ci illuminano o ci controllano? I
    governanti del pianeta ci stanno tutelando o sfruttando? Cos'è il
    libero arbitrio? Alcune di queste domande l'uomo se le pone da sempre
    e le risposte sarebbero descritte nella serie di documenti accessibili
    dai sottostanti link.
    Segue poi un test con il quale, stando a quanto afferma l'ideatore,
    sarebbe possibile riunire mente, spirito ed anima. Così facendo si
    potrà interagire direttamente con la propria anima.
    Se fosse vero, sarebbe sconvolgente, perché si porterebbe la luce là
    dove ora regna il buio: la consapevolezza!
    Buona lettura!

    Genesi:
    http://conoscitestesso.ipself.it/files/luc...0Genesi%201.pdf

    Genesi II:
    http://conoscitestesso.ipself.it/files/luc...0Genesi%202.pdf

    Genesi III:
    http://it.scribd.com/doc/105505392/Corrado-Malanga-genesi-3

    Simbad:
    http://it.scribd.com/doc/63583879/Simulazi...Corrado-Malanga


    TCTDF
    Triade Color Test Dinamico Flash
    Di Corrado Malanga
    31 Dicembre 2012
    Questo articolo descrive la procedura finale standard che permette, a chi la pratica, di
    acquisire la potenziale capacità di accedere alla consapevolezza del proprio sé.
    In questo test, o procedura sperimentale, convogliano tutte le esperienze teorico pratiche
    delle nostre ricerche nel campo della percezione umana, applicata allo studio dei fenomeni
    esogeni al pianeta Terra. La precedente procedura, da cui questa prende spunto, aveva
    come scopo il tentativo di porre rimedio al fenomeno delle adduzioni aliene. Avevamo
    infatti individuato una procedura nominata Triade Color Test Dinamico (TCTD), che aveva
    dato ottimi risultati.
    La procedura del semplice TCT prevedeva una simulazione mentale molto complessa,
    che veniva guidata da un operatore esterno, che faceva simulare all’addotto una stanza
    mentale completamente buia, in cui erano presenti alcune sfere che mimavano delle
    lampade spente. Queste lampade venivano accese (evocate) mentalmente dal soggetto
    addotto, in un ordine ben preciso e ideicamente simulavano le tre componenti del proprio
    sé: mente, spirito ed anima. Attraverso un semplice meccanismo archetipico, analizzando i
    colori delle tre lampade, si poteva ottenere un quadro psicologico preciso del soggetto
    esaminato e delle sue problematiche, sia che esse dipendessero dalla presenza
    dell’interferenza aliena, sia che dipendessero da psichismi propri del soggetto, legati alle
    sue esperienze di vita vissuta.
    Nel caso di soggetti addotti, i colori delle sfere luminose venivano fatti correggere
    dall’operatore, facendo raggiungere l’obiettivo di ottenere i colori archetipali corretti,
    identificati su base ideico-statistica in verde, per la mente, rosso per lo spirito e blu o giallo
    per la parte animica. Per un approfondito studio del meccanismo ideico cerebrale, leggere
    i precedenti lavori ed in particolare quelli che si riferiscono al TCT (Tutti i colori dell’anima,
    dello stesso autore).
    Si chiedeva in seguito al soggetto di individuare la presenza di altre sfere luminose
    all’interno della sua stanza mentale che corrispondevano ad intrusi di natura aliena. La
    mente del soggetto archetipalmente, vede gli intrusi come sfere luminose di appropriati
    colori ed, in quel contesto, era possibile identificare le memorie aliene attive, i lux, i
    parassiti senza corpo e tutti i microimpianti eventualmente presenti nel corpo del soggetto.
    La sfera animica veniva incoraggiata ad eliminare mentalmente tutti gli oggetti ed i soggetti
    estranei alla stanza mentale con il proprio atto di volontà. Si eliminavano poi le
    connessioni di anima con i costruttori di questo universo virtuale duale, con l’Uomo Primo,
    con il corrispondente soggetto dell’antiuniverso e con la parte ancora gerarchicamente più
    alta di questa struttura, identificabile nel mito indiano con le figure dei creatori Shiva e
    Vishnu (Leggere Genesi III, dello stesso autore).
    Una volta che, il soggetto, si fosse differenziato dai suoi creatori manipolatori, si chiedeva
    alla parte animica di visionare, attraverso un ideico scanner, il corpo dell’addotto,
    verificando la presenza di microimpianti alieni e militari, distruggendone uno per uno, con il
    proprio atto di volontà.
    Successivamente si chiedeva alla parte animica di cercare nello spazio tempo tutti i
    contenitori copia dell’addotto, che venivano individuati ed eliminati attraverso l’atto di
    volontà.
    L’esame della time line, condotto dalla parte animica, verificava che nel futuro e nel
    passato non esistessero più scene di adduzione. Il soggetto veniva così completamente
    liberato dal problema adduttivo. In alcuni casi si faceva percorrere, attraverso la
    consapevolezza della propria parte animica, un percorso che chiamavamo “album delle
    fotografie”, dove si individuavano tutte le tipologie degli alieni che erano venuti a disturbare
    l’esistenza dell’addotto, per far prendere coscienza ad anima della situazione passata: gli
    alieni venivano così riconosciuti ed identificati, a livello conscio, per evitare ulteriori
    inconsapevoli adduzioni.
    Infine le tre sfere venivano unite in una sola sfera di colore bianco o giallo, ideicamente
    simboleggiante la somma del rosso, del verde e del blu o del giallo. La fusione delle tre
    consapevolezze della triade veniva percepita ideicamente come la somma algebrica delle
    tre frequenze nel visibile dei tre colori e la mente produceva automaticamente il colore
    somma.
    I risultati di questa procedura, che durava in media due ore e quaranta minuti, prevedeva
    di far acquisire alla triade la necessaria consapevolezza per non farsi più sottoporre a
    azioni di adduzione, sia da parte di alieni, che da parte di militari, che da influenze di
    creatori cosmici di varia natura.
    I risultati, anche se buoni, non erano ancora ottimali.
    Molti soggetti, dopo il trattamento, acquisivano la capacità di difendersi dall’alieno ma
    sovente, a causa di gravi deficienze psicotiche pregresse, non erano in grado di
    mantenere questa posizione nell’arco di tutta la loro esistenza su questo pianeta.
    Erano perciò necessarie ulteriori applicazioni di questa metodologia che peraltro, se
    condotta con sufficiente esperienza, conduceva comunque alla liberazione dell’addotto
    che, nell’arco della propria vita, poteva accusare ancora qualche ricaduta, determinata dal
    fatto che, nell’agenda aliena, non sono previste strategie alternative alla classica
    adduzione.
    L’utilizzo di questa lunga procedura portava con sé una serie di insuccessi totalmente
    determinati dalla mancanza di palese volontà degli stessi addotti, nel volersi realmente
    liberare dalla matrice aliena. Sorgevano infatti, all’interno dell’addotto, reazioni psicotiche
    di varia origine, che portavano il soggetto stesso a concludere che la vita con l’alieno era
    migliore di quella senza. La vecchia procedura prevedeva anche la costruzione di una
    ideica campana protettiva che avrebbe avvolto la stanza mentale dell’addotto, facendo in
    modo che l’immagine ideica dell’alieno rimanesse al di fuori di essa, non potendo più
    invadere il contenitore (il corpo) dell’addotto. Questa barriera, veniva garantita dalla
    energia della parte animica che veniva messa a guardia della triade, all’interno dello
    stesso contenitore umano, reso così inespugnabile.
    Ma anche così facendo, notavamo che tutte le volte che il Super-Io del soggetto, cioè
    l’autostima che al Super-Io è legata, veniva a mancare, la barriera mentale diveniva fragile
    e prima o poi cadeva sotto le insistenti manovre aliene.
    La nuova procedura.
    Nell’ultimo anno, abbiamo potuto effettuare ulteriori osservazioni sperimentali che ci hanno
    condotto ad individuare errori procedurali contenuti nel vecchio TCTD. Tali nuove
    osservazioni sono emerse da uno studio, a livello quantistico, dell’universo. In particolare
    la comprensione che l’universo non è duale ci poneva di fronte all’idea che non esiste
    separazione.
    La dualità, come abbiamo avuto modo di descrivere nella terza parte della trilogia dal titolo
    Genesi, che abbiamo pubblicato qualche tempo fa, è un inganno percettivo della mente
    umana. L’universo viene erroneamente vissuto come una sorta di doppia ipotesi duale,
    dove gli estremi appartengono a due categorie differenti. Buoni e cattivi, acceso e spento,
    padroni e schiavi, ricchi e poveri ma anche operatori ermitiani lineari di segno opposto,
    come il + ed il – od i versori di spazio, tempo ed energia potenziale, erano solo illusioni
    percettive. In questo contesto, il dualismo onda-particella veniva ristrutturato in una nuova
    ottica non duale, legato alla consapevolezza della coscienza e non ad inafferrabili
    parametri nascosti, tanto cercati e mai trovati della fisica moderna.
    L’assunzione che l’universo virtuale non è duale, ci faceva comprendere che qualcosa
    aveva tentato di farcelo credere. Si scopriva che la dualità è un sistema per categorizzare
    l’uomo, per fargli credere di essere responsabile di un fronte che si contrappone ad un
    altro fronte. Il dualismo era il sistema con il quale alieni ed alienati tentavano di costringere
    l’uomo a fare battaglie che non erano proprie. L’idea del duale prevedeva che i fronti si
    scontrassero in eterno e la formula del divide et impera, avrebbe funzionato fino all’istante
    in cui qualcuno non si fosse accorto dell’inganno.
    Alcune osservazioni nel campo della fisica quantistica ci avevano permesso di
    comprendere come la dualità non esisteva se non come forma falsa percettiva. Capivamo
    che il secondo principio della termodinamica era da rivedere dove l’entropia dell’universo
    doveva essere messa in relazione, non tanto all’energia del sistema, ma alla
    consapevolezza del sistema che peraltro è legata alla sua energia.
    Ma la conclusione di tutte queste osservazioni portavano in una sola direzione. Se non
    esiste la dualità, l’universo non è diviso in due sottouniversi ma è una unica scatola in cui
    esistono tanti esseri viventi con gradi di consapevolezza differente, in una vasta gamma di
    sfumature. Tale percezione differente dell’universo veniva scambiata per visione duale
    dello stesso.
    L’universo non è duale in sé ma diviene duale perché percepito come tale da
    consapevolezze non integrate. Dunque, se non esistevano barriere categorizzanti, non
    potevamo, nel TCTD, erigere una barriera che teneva l’addotto chiuso in una gabbia da lui
    stesso costruita. Non potevamo sperare che la gabbia fosse realmente protettiva in quanto
    l’esistenza della gabbia stessa, ideicamente, era la rappresentazione della possibilità di
    abbatterne i confini. Se non ci sono confini non è possibile abbatterli. L’addotto non
    doveva difendersi dall’alieno con una barriera; così non si poteva tenere anima, mente e
    spirito separati, seppur uniti, in una somma di tre sfere che potevano sempre essere
    riportate in una posizione originale, ripristinando la separazione tra esse.
    Non esisteva separazione tra i componenti della triade poiché essi erano stati separati,
    all’Inizio, dagli stessi costruttori della dualità. La coscienza dell’uomo cioè la Creazione,
    non può essere manipolata da nessuno e per ottenere la manipolazione bisogna separare
    la coscienza in tre sottocoscienze categorizzandole. In realtà si scopriva che anima, mente
    e spirito, esistono solo nella nostra percezione duale ma esse sono tre parti di una unica
    parte originale, la coscienza. Essa è di tutti i colori perché anima, mente e spirito, sono di
    tutti i colori. Ogni colore rappresenta ideicamente una possibilità di manifestarsi e siccome
    la coscienza può essere tutto ecco che le sue tre componenti non esistono più quando
    riacquisiscono la consapevolezza di essere state divise a monte.
    La somma di anima, mente e spirito, non poteva essere una sfera ideicamente bianca
    perché il bianco è la somma algebrica delle tre frequenze, proprie della manifestazione
    della triade, ma non una completa integrazione di esse. Il bianco può essere ricomposto
    nei tre colori originali, rendendo ripristinabile anche la separazione e con essa l’adduzione
    aliena.
    La somma totale dei colori prevede che la sfera finale della coscienza integrata
    nell’universo virtuale sia di tutti i colori non sovrapposti ma integrati in un colore somma
    totale. Tale colore è il non colore.
    Ideicamente il nessun colore viene percepito dalla mente umana, come il tutto ed il nulla,
    che hanno, secondo la fisica dello Zero Point Energy, lo stesso identico significato.
    Infatti se riteniamo che un punto dello spazio sia vuoto dobbiamo chiederci se è vuoto
    perché non c’è nulla oppure è vuoto perché in quel punto c’è il tutto ed il contrario del tutto
    che si annichiliscono a vicenda. Ed ecco che il tutto ed il nulla divengono la stessa cosa.
    La sfera trasparente è il nulla che ideicamente è tutto. Ma essendo che la sfera
    trasparente non ha nessun tipo di consistenza, ad essa, nulla si può agganciare. La sfera
    trasparente evoca la rappresentazione ideica dell’onda quantica.
    Il concetto di onda e particella viene agganciato al concetto di consapevole inconsapevole.
    Quando la coscienza è onda essa si presenta come inconsapevolezza. Si sa che esiste
    ma non si sa dove è localizzata nello spazio tempo. In parole povere è invisibile perché è
    dappertutto contemporaneamente. Al contrario, la particella è la rappresentazione ideica
    della consapevolezza totale. La coscienza integrata sa di poter essere sia onda che
    particella ed a deciderlo è lei stessa. Presentarsi all’alieno come onda vuol dire essere, di
    fronte all’alieno, completamente trasparente ed invisibile ma, da un punto di vista quantico,
    assume il significato di rifiuto dell’esperienza aliena, con conseguente assenza di
    interazione. Il fenomeno fisico diviene così percepibile solo come onda e non localizzato
    come particella. Essere particella vuol dire accettare l’esperienza della interferenza.
    Questo concetto può essere insegnato alla coscienza integrata ideicamente e tale
    coscienza acquisisce la consapevolezza di saper fare una cosa sola, decidere, milioni di
    volte al giorno, di fronte a tutto l’universo, se partecipare ad una esperienza, ed essere
    particella di fronte ad essa, o rifiutare l’esperienza e “non farsi trovare da essa”,
    assumendo l’aspetto di onda. Essere onda significa che “so che ci sei ma non so né dove
    né quando”.
    In termini più semplici, la coscienza integrata, sapeva ora come divenire invisibile
    all’esperienza aliena.
    La nuova parte sperimentale del triade color test dinamico flash (TCTDF), che dura non
    più di quindici minuti, in una sola applicazione, rende irreversibile la fusione della triade,
    insegna alla coscienza integrata i concetti virtuali della fisica quantistica, in un modo a lei
    comprensibile e rende chiunque effettui correttamente questo esercizio, integrato con sé
    stesso.
    La procedura non è costruita per salvare l’uomo dall’alieno ma per far sì che l’uomo
    acquisisca consapevolezza del proprio sé. In quell’istante, se il soggetto che pratica la
    tecnica fosse addotto, si libererebbe immediatamente e per sempre dal suo problema. Se
    il soggetto non è mai stato addotto, si libera comunque dal suo aggancio con la creazione
    dei falsi Dei o Demoni che, su di lui, non avranno comunque mai più potere.
    L’universo non locale e l’esperienza adduttiva.
    Il TCTDF non prevede la distruzione di microchip, non prevede la distruzione e la ricerca
    di copie, non evoca nessuna immagine di alieni, non evoca nessun tipo di ricordo virtuale,
    non corregge i colori della triade e non è perciò traumatico. Prevede stati di autoipnosi
    molto leggere, facilmente modificabili, a seconda delle esigenze. Va sottolineato che
    essendo l’universo non locale e non esistendo il passato o il futuro ma solo il presente, la
    procedura produce un effetto immediato sulla Time Line della vecchia Programmazione
    Neuro Linguistica (PNL).
    Infatti, nello stesso istante in cui le tre sfere della triade, qualunque colore abbiano, si
    uniscono e raggiungono la perfetta trasparenza, esse non solo si sono integrate in una
    unica essenza coscienziale irreversibilmente ma risultano come mai separate nell’asse del
    tempo.
    Le funzioni d’onda quantica del passato e del futuro collassano nel presente dando realtà
    solo ad esso. In questo contesto, se la coscienza totale viene ricostruita, essa risulta come
    mai divisa prima ma, se la coscienza non è mai stata divisa nessuno ha mai potuto
    manipolarla. Questo provoca sperimentalmente l’effetto che, nell’attimo della fusione,
    spariscono tutte le memorie delle adduzioni passate, spariscono tutti i microchip che un
    addotto ha addosso, si eliminano in un sol colpo tutte le copie dell’addotto che mai siano
    state formate.
    L’esperienza adduttiva rimane come “fatta” ma non si ha più ricordo, visibile dalla mente,
    di un vissuto che, a quel punto, è come se non ci fosse mai stato perché apparterrebbe ad
    un passato modificato e quindi attualmente mai esistito.
    La nuova procedura garantisce inoltre il totale libero arbitrio della coscienza integrata. La
    sfera trasparente della C.I., può decidere, in qualsiasi momento, di essere onda (sfera
    trasparente) o particella, di essere visibile od invisibile, di voler interagire o voler rifiutare
    l’esperienza.
    La nuova procedura non prevede l’eliminazione fisica dell’alieno ma semplicemente la
    trasformazione dell’evento adduttivo in onda. In questo contesto la coscienza integrata
    diviene invisibile all’alieno che tecnicamente non ha più la possibilità di interagire con
    l’evento. In un'altra accezione, la coscienza integrata, rende l’alieno, quale onda. L’alieno
    non viene distrutto ma semplicemente, la sua probabilità di trovarselo davanti, viene
    minimizzata ad un valore positivo ma piccolo a piacere.
    La probabilità di avere l’alieno davanti a sé diventa talmente piccola che l’alieno non può
    più essere identificabile. Questo è il risultato che, in termini virtuali, si trasforma nel rifiuto,
    da parte della coscienza integrata, dell’esperienza; ma in termini quantistici si legge come
    un risultato probabilistico statistico che parte dall’assunzione che noi siamo quelli che
    costruiscono la virtualità e che noi interagiamo con essa, ma solo se vogliamo. Non sono
    gli strumenti a fare le misure ma noi a produrle, come recentemente dimostrato da alcuni
    esperimenti di termodinamica quantistica (leggi Genesi III, dello stesso autore).
    Va altresì sottolineato che il trattamento quantistico degli eventi può essere effettuato solo
    in contesti microscopici (il mondo delle particelle fisiche elementari). Infatti, sia le
    componenti della triade che la coscienza integrata, sono assimilabili, in tutto e per tutto,
    alle componenti microscopiche della fisica quantistica bohmiana.
    Non esistono fallimenti della tecnica.
    Bisogna sottolineare che ogni tecnica ha dei punti deboli o comunque bisogna conoscerne
    i limiti. Il TCTDF non ha propriamente nessun baco ma questo non vuol dire che il
    soggetto non verrà più ripreso se addotto. Il soggetto verrà ripreso se la sua coscienza
    integrata lo desidererà.
    Esistono molte pulsioni che possono influire in questa direzione. Un soggetto addotto e
    liberato dal problema da più di un anno, viene ripreso o meglio viene nuovamente a
    contatto con specie aliene, durante una notte particolare. Il giorno dopo alcune echimosi
    fanno bella mostra di sé sul corpo dell’ex addotto.
    La ricostruzione dell’episodio, mediante la tecnica delle ancore (PNL), mette in evidenza
    due fattori importanti. Durante la notte gli alieni erano entrati in casa del soggetto ma
    questo li descrive come se non lo avessero visto.
    Gli alieni infatti tirano dritto e dalla camera dell’addotto finiscono nella camera di suo
    fratello, anch’egli nel problema.
    Il soggetto ex addotto liberato, pensa, dentro di sé, che deve difendere il fratello: ma in
    quel momento inconsciamente decide di riaccettare l’interferenza aliena, ritornando
    visibile.
    Ne nascerà una vera e propria colluttazione con gli alieni, i cui effetti verranno alla luce, il
    giorno dopo, al risveglio.
    Il secondo effetto fu il notare che, in questo caso, comunque il nostro ex addotto non
    venne ripreso perché non può più essere ri-separata la coscienza integrata e, su di lei,
    non si può mai più agire.
    Qualche altro caso in cui il contenitore viene ripreso sembra sia dovuto al fatto che l’ex
    addotto decide di vendicarsi e cova un profondo rancore verso i suoi adduttori che
    vengono considerati coloro che hanno rovinato l’esistenza del rapito. In quell’istante il
    soggetto inconsciamente si predispone a vendicarsi e dunque riaccetta il confronto con
    l’alieno che tornerà ad infastidire l’addotto, incapace di liberarsi del suo problema non
    risolto a livello psicologico.
    Questa tecnica può essere applicata anche a persone che non sanno niente di alieni, che
    non hanno coscienza della loro situazione, che non hanno ricordi, a livello cosciente, di
    qualche tipo. Ma dopo il trattamento, la coscienza integrata, in questi casi specifici, può
    decidere di ricordare le esperienze di cui ha consapevolezza ma non più il vivo ricordo. In
    questi casi, sembra che la coscienza integrata si ponga in bella vista di fronte all’alieno per
    farsi riprendere e per giocare un gioco che può anche essere pericoloso ma che
    comunque non porta più alla sottomissione della sfera trasparente all’alieno. La sfera
    trasparente non viene mai più ripresa.
    In questa fase è importante integrare la sfera trasparente con il proprio contenitore,
    altrimenti il contenitore verrà comunque ripreso ma la sfera trasparente non potrà più
    essere manipolata. Questo fatto, porta il soggetto, soprattutto se femmina, ad essere
    ancora utilizzato come fattrice aliena. Insegnare alla coscienza integrata ad integrarsi con
    il prorpio contenitore è l’unica via di uscita da questo inconveniente.
    Cosa è la Coscienza Integrata.
    Per coscienza integrata si intende quella parte di coscienza primordiale che ha creato
    l’universo virtuale, che però è integrata nella virtualità, avendo consapevolezza di spazio,
    tempo ed energia. Si tratta di una coscienza che, essendo la somma delle sue tre
    componenti, con caratteristiche anche virtuali, sa che l’universo è una sua creazione, sa
    cosa vuol dire spazio e tempo ed energia, parla al neutro e non al femminile come la
    vecchia parte animica, domina lo spazio, il tempo e l’energia, è potenzialmente in grado di
    esprimersi paranormalmente, usa il contenitore per fare esperienza.
    Dunque, siccome la coscienza integrata deve fare esperienza, essa non ha
    consapevolezza del Tutto poiché, se avesse tale consapevolezza, non avrebbe bisogno di
    integrarsi nell’universo virtuale da lei creato.
    Fare l’esperienza del TCTDF rende l’uomo integrato e non più diviso nelle sue tre
    componenti, riportandolo alla condizione ORIGINALE: ma questo non prevede
    l’esperienza prefissata che deve ancora essere compiuta.
    Quando l’esperienza del TCTDF è stata effettuata, la mappa descrittiva del territorio di
    ognuno cambia ed appaiono al soggetto i veri problemi della virtualità che lui ha deciso di
    affrontare e sovente tutto ciò crea anche attimi di smarrimento che, all’estremo, potrebbero
    sfociare ipoteticamente anche nell’atto decisionale, da parte della coscienza integrata, di
    tornare indietro. Sono meglio gli alieni o le difficoltà della vita quotidiana? La coscienza
    integrata che deve fare esperienza ha libero arbitrio e può scegliere sempre ma la scelta
    eventuale e rarissima di tornare indietro non è rappresentativa del fallimento della tecnica
    ma anzi ne è un'evidente prova di successo, rimarcando che in questo universo, il libero
    arbitrio rimane totalmente assoluto.
    Nei casi da noi trattati, in un anno di tempo, nessuna coscienza integrata si è fatta più
    riprendere, alcuni contenitori hanno avuto qualche piccolo e fastidioso problema con la
    tendenza alla risoluzione totale nel tempo, un solo caso ha manifestato l’idea di rientrare
    nel fenomeno per propria scelta ma poi, a tutt’oggi, non lo ha fatto.
    La C.I., da un punto di vista quantico, possiede i tre vettori di spazio, tempo ed energia
    che gli permettono di esprimersi nella sua creata realtà virtuale mentre i tre vettori di
    consapevolezza che, come abbiamo detto in Genesi III, rappresentano l’unico modo di
    misurare indirettamente la coscienza stessa, si sono perfettamente sovrapposti,
    divenendo un unico vettore di consapevolezza (agente in tutte le direzioni come multi
    versore N.d.A.). Va ricordato che i tre vettori della consapevolezza di anima, mente e
    spirito, quali prodotti vettoriali delle due componenti che caratterizzano ciascuno dei tre
    elementi, sono “non commutabili” tra loro. Cioè sono posti a novanta gradi tra loro e non
    sono sovrapponibili in quella che era la sfera bianca che ottenevamo alla fine del TCTD
    classico. La sfera trasparente, una volta che viene ridotta ad un punto, nella procedura
    che vedremo in seguito, produce la sovrapposizione finale dei tre vettori di
    consapevolezza, distruggendo ancora di più e fino in fondo, la separazione schizoide tra
    spirito ed anima e mente, che originava un essere imperfetto e soprattutto decisamente
    vulnerabile per mancanza di coerenza interna.
    Le caratteristiche della coscienza integrata più evidenti, se posta in ipnosi profonda, sono
    le seguenti:
    Il soggetto parla al maschile (neutro)
    · Il soggetto sa che ha costruito l’universo ma non sa perché lo ha fatto in questo
    modo.
    · Il soggetto sostiene che l’essere esiste perché si manifesta nel fare.
    · Il soggetto sostiene che il duale non esiste e se esisti è perché fai, e per essere
    tutto, devi fare tutto.
    · Il soggetto vede e percepisce l’universo in modo totalmente virtuale, come un
    costrutto finto, senza solidità apparente.
    · La coscienza integrata vede l’universo anche in modo reale. Reale e/o virtuale
    assieme. Impara ad essere osservatore di se stesso da infiniti punti che guardano
    verso il suo centro e dal centro guardando verso infiniti punti.
    Attraverso la realizzazione della coscienza integrata si può viaggiare nella virtualità
    procedendo a visioni in qualsiasi spazio e tempo, mentre pian piano affiorano aspetti di
    natura paranormale sempre più evidenti nella vita di tutti i giorni.
    La tecnica opera su se stessi.
    Il TCT classico prevedeva, per la sua complessità e durata, l’impiego di un aiuto esterno. Il
    conduttore guidava il soggetto nella simulazione mentale, facendogli percorrere tutte le
    tappe necessarie, fino alla fine, al raggiungimento della sfera bianca della coscienza.
    Durante la sperimentazione della nuova tecnica, ci siamo resi conto, all’inizio, di alcuni
    fallimenti parziali che si ottenevano e nell’andare a cercarne le cause, ci siamo imbattuti
    nella teoria dell’effetto specchio.
    L’universo, secondo le nostre concezioni, è di natura olistica, cioè nulla è separato dal
    tutto, come del resto si suppone sia, verificando le equazioni della fisica di Bohm. In
    questo senso le reazioni che un altro avrà con me dipendono esclusivamente da me. Se
    qualcuno litiga con me è perché dentro di me io non ho raggiunto l’armonia. Infatti se io
    per esempio entro in una stanza dove c’è qualcuno antipatico anche se non dico nulla, lui
    percepirà, dentro di sè, la mia ostilità e basterà un qualsiasi mio gesto per produrre una
    reazione violenta contro di me. A quel punto io sarò autorizzato a rispondere perché
    tecnicamente non ho cominciato per primo ma in realtà ho avuto, per primo, una reazione
    negativa contro l’altro. In questo contesto l’altro mi si rivolterà contro perché io, attraverso
    un campo morfogenetico locale, avrei comunicato il mio disagio verso di lui.
    Avevamo poi notato che alcuni soggetti avevano sostanzialmente delle parti del metodo
    che risultavano ostiche alla comprensione e che, se non ben comprese, producevano
    problematiche nel dopo trattamento. Alcuni addotti non comprendevano gli effetti
    quantistici di onda e particella. L’alieno non li riprendeva più ma questi addotti non
    riuscivano a rendersi invisibili all’alieno stesso che comunque rimaneva parassivamente
    presente nelle esperienze quotidiane. Altri addotti facevano fatica a separarsi dalla figura
    dell’alieno poiché l’addotto non comprendeva l’idea che il passato non esiste e quindi
    rimaneva vincolato ad esso.
    Da una analisi più approfondita che ho fatto sia su di me che su alcuni colleghi che
    praticavano il TCTDF in fase sperimentale, potevo notare come durante l’applicazione del
    test, la parola assumeva una importanza profonda ma dietro alla parola esisteva un altro
    tipo di meta comunicazione più profonda ed efficace. Durante il test, il conduttore produce
    una sorta di situazione in cui egli passa un pacchetto di informazioni che migrano dalla
    propria coscienza alla coscienza dell’addotto. Sempre che l’addotto sia in grado di voler
    acquisire il pacchetto informativo, egli ottiene tutte le informazioni che il conduttore gli
    passa. In altre parole il TCTDF potrebbe essere condotto anche in totale silenzio e il
    risultato sarebbe probabilmente lo stesso. Ma dato che gli esseri umani usano la parola in
    questa virtualità per semplificare (non so fino a che punto: N.d.A.) le cose, abbiamo usato
    il verbo per insegnare alla coscienza cosa sia la quantistica. Ma in quel contesto, se il mio
    pacchetto informativo coscienziale ha qualche dissonanza, ecco che io la ritrasmetto
    all’altro completamente.
    Facciamo un esempio semplice: se io ho qualche problema irrisolto con il mio passato e
    conduco un TCTDF su un soggetto addotto, ecco che esso si libererà dall’alieno in modo
    totale ma magari continuerà a vedere la sua immagine accanto al suo letto di notte,
    mentre cerca di dormire. La mia incapacità di liberarmi dal mio passato è stata
    reindirizzata all’addotto che, se non ha informazioni contrarie, non sa gestire questa parte
    della virtualità e soffrirà del mio stesso problema. In altre parole ancora, se io vado dal
    medico con il raffreddore e voglio essere guarito, non devo andare da un medico con il
    raffreddore perché egli non mi potrà mai guarire, non avendo lui stesso vinto il suo
    problema.
    Era chiaro che questo tipo di meta informazione non solo agiva a livello di TCTDF ma
    costantemente in tutte le relazioni giornaliere tra esseri viventi.
    Era anche chiaro dove, in passato, avevamo parzialmente fallito e dove, il così detto
    vecchio addetto agli addotti, falliva. Se non sei puro come un cristallo finisci per sporcare
    anche il tuo paziente e questa poteva essere una delle ragioni per cui alcuni addotti non si
    liberavano completamente dal problema, escludendo i casi in cui la volontà del soggetto
    remasse contro.
    Dunque, in linea teorica di principio, nessuno può effettuare un TCTDF su altri a meno che
    non sia perfetto dentro. Va anche detto che non esistono, che io sappia, persone perfette
    dentro e va altresì sottolineato come i TCTDF che il nostro gruppo ha effettuato fino ad
    ora, nella sperimentazione generale, siano andati tutti a buon fine, anche se con leggere
    sbavature.
    La cosa migliore da fare era costruire una parte sperimentale semplice che ognuno
    potesse effettuare su se stesso, avendo cura di manifestare un forte atto di volontà nel
    voler risolvere le proprie problematiche. Va in questa sede sottolineato come la
    percentuale di successo del TCTDF è strettamente legata alla comprensione delle cose
    che si stanno facendo. Non si può effettuare il test leggendo semplicemente la parte
    sperimentale che segue, come fosse un rituale della chiesa cattolica o la ricetta di un
    dottore qualsiasi, ma si deve comprendere esattamente cosa significa ogni singolo
    passaggio. Per questo chi vuole effettuare il test su se stesso, si deve leggere, studiare,
    comprendere, molte delle cose che ho scritto in precedenza. Deve aver chiaro il significato
    dei tre lavori intitolati Genesi, dal primo al terzo, deve comprendere come funzionano le
    simulazioni mentali e studiare il funzionamento e la teoria del TCT classico. Errori
    interpretativi potrebbero invalidare l’intera procedura da una parte ma dall’altra sappiamo
    che le informazioni importanti sono già a disposizione di tutti, a livello di griglia olografica
    che, attraverso il campo morfogenetico, sono già da sempre disponibili per ognuno. I
    soggetti a cui abbiamo praticato il TCTDF in fase sperimentale, devono comprendere che,
    se dopo l’applicazione del test, avessero ancora dubbi ed incertezze su alcune situazioni
    riguardanti la loro vita, è perché il test ti integra, abolendo la dualità, permettendo alla
    coscienza di poter fare indisturbata, il suo lavoro nel contenitore; ma il sistema non aiuta a
    risolvere il proprio “destino” (cammino esperienziale), che deve essere risolto da sè stessi.
    In particolare, le persone che hanno effettuato il test non devono rivolgersi più a me o ad
    altri per le loro questioni irrisolte ma chiederlo direttamente alla loro coscienza integrata
    che è perfettamente in grado di chiarire qualsiasi aspetto della realtà o comunque è, e
    rappresenta, quella coscienza che deve risolvere le cose irrisolte.
    L’armonia finale è il risultato da ottenere, non più banalmente scacciare un alieno che, a
    questo punto, sebbene ci abbia distrutto la vita fino ad oggi, non rappresenta più nessun
    serio pericolo per noi.
    Chiedi dunque a te stesso, alla parte divina di te stesso e questa parte risponderà sempre.
    La malattia è solo uno stato di incomprensione dovuta a separazione mentre la guarigione
    è nella acquisizione di consapevolezza. In questo contesto è evidente come il TCTDF
    serva a tutti gli esseri umani perché aiuta nella integrazione con il sé profondo e libera
    dalla schiavitù di falsi Dei e veri Demoni che hanno, come il mito racconta, cercato di
    vivere in eterno senza sporcarsi le mani, attraverso l’esperienza del dolore vissuta da altri.
    L’universo duale prevede che l’amore e l’odio siano, in realtà, una unica manifestazione di
    una unica medaglia, con due facce. I nostri governanti Dei, hanno deciso di truccare il
    gioco e far uscire sempre testa e mai croce, facendo così solo metà esperienza ed
    essendo quindi solo metà sé stessi. Noi abbiamo deciso invece di essere tutto e per
    questo siamo stati strumentalizzati nel tentativo di rubarci la parte esperienziale che
    mancava ad altri.
    Questo furto è solo la rappresentazione di una consapevolezza scarsa, determinata dalla
    non comprensione che siamo tutti uno. Così quando si comprende questo si capisce
    anche come funziona lo specchio. Gli umani vedevano negli alieni, così spregevoli, la
    parte spregevole di sé stessi e gli alieni vedevano nella fragilità umana la loro fragilità.
    Nell’istante in cui il duale muore, ognuno di noi diventa consapevole di sé. E da quel
    momento si specchierà solo in se stesso, perché dentro di sé c’è l’universo intero con tutte
    le risposte a tutte le domande.
    TCTDF: parte sperimentale.
    Accertatevi di non essere disturbati, rilassatevi normalmente e chiudete gli occhi.
    Immergetevi, nel buio della vostra stanza mentale. Una stanza in cui voi siete al centro e
    dove tutto è buio. La vostra stanza mentale. Sapete che in questa stanza ci saranno delle
    lampade che probabilmente non vedete perché di solito sono spente ma potrebbero anche
    essere già accese. Se non lo sono le accenderete una alla volta. Le vostre tre lampade
    sono: la mente, che accenderete per prima, lo spirito che accenderete per seconda e
    l’anima, che si accenderà per terza.
    Osservate queste tre lampade che sono nella vostra stanza mentale, il vostro io, la vostra
    essenza. Osservatene la posizione, il colore, la grandezza, la distanza da voi e l’altezza
    dal pavimento della stanza. Le uniche fonti di luce, nella vostra stanza, sono le tre
    lampade. Potreste vedere solo una lampada come somma delle tre ma, se ne vedete tre
    individuate la lampada che rappresenta la vostra parte animica e metteteci un braccio
    dentro. Ascoltate e percepite che sensazione tattile avete. Cosa si sente dentro la
    lampada di anima? Caldo o freddo, denso o solido, liquido o gassoso? Si sente qualche
    odore particolare o qualche suono particolare?
    Mentre state percependo la vostra anima che si mostra a voi come sfera luminosa,
    chiedete a lei se si ricorda quando, all’inizio del tempo, è unita alle altre due sfere di mente
    e spirito che, in quell’istante, ancora non esistono, prima della separazione attuale.
    Chiedete alla vostra anima di tornare in quel punto, quando anima, mente e spirito sono
    una cosa sola e non esistono tre coscienze ma una sola. Pian piano arriveranno
    sensazioni ed immagini di quell’istante. Chiedete ora ad anima se vuole tornare in quello
    stato primordiale. Osservate e fate osservare alla vostra sfera animica cosa accade e
    perché la sfera della coscienza si sia separata in tre sottosfere. E’ bene prendere
    consapevolezza del tutto. Quando anima decide, se decide, di tornare come in
    quell’istante, ad essere una cosa sola e non più divisa con mente e spirito, chiedetegli di
    unirsi alle altre due sfere, facendo notare che non esiste un colore specifico per anima,
    mente e spirito ma che, essendo parti di un tutt’uno, esse in realtà possono assumere
    qualsiasi colore desiderino. Se anima vuol provare a cambiare colore, così come mente e
    spirito, essi noteranno che possono acquisire qualsiasi colore: essendo che essi sono tutto
    ed ogni colore rappresenta una cosa che si può essere. Procediamo ora alla fusione delle
    tre lampade in una sola lampada che avrà dapprima tutti i colori. Una lampada in cui ogni
    puntino luminoso sarà di un colore differente, tanto che, se si osserva la lampada da
    lontano, essa apparirà inesorabilmente bianca; ma, da vicino, potrebbe assumere tutti i
    colori dell’universo.
    A questo punto dite mentalmente alla sfera luminosa, somma delle tre sfere originali che,
    per fare la fusione, non basta sommarsi in questo modo ma bisogna fondersi
    irreversibilmente in una cosa sola, una sfera che abbia un solo colore, il colore che
    rappresenta tutti i colori, il colore trasparente.
    Quando la sfera si trasformerà in sfera totalmente invisibile (senza nemmeno poter
    distinguere i bordi), in quell’istante, la coscienza integrata tornerà ad Essere. Si dovrà dire
    alla coscienza integrata che il nulla ed il tutto sono la stessa cosa ma che, attaccato al
    nulla, niente può stare. Se in quell’istante la sfera diviene trasparente, non ci sono più
    alieni o altre cose che la possono disturbare, perché se ci fossero all’interno di una
    struttura trasparente, essi si vedrebbero e cadrebbero a terra.
    In quell’istante si farà notare alla sfera della coscienza integrata, che non ci sono più
    barriere tra anima, mente e spirito, che non esistono più, e che non sono mai esistite
    poiché il passato è stato modificato e nessuno ha potuto utilizzare le sfere originarie
    separate perché esse non lo sono mai state, poiché ora divenute unite.
    Ora, nella stanza mentale, entrate, con il vostro corpo, nella sfera trasparente. Essa e voi
    siete la solita cosa. Lei prende la vostra forma e si adagia nel vostro contenitore, facendo
    diventare il contenitore, una immagine di sé stessa. Tu diventi sfera trasparente.
    Non esistono più barriere; le pareti, il pavimento ed il soffitto della stanza, non hanno più
    ragione di essere. La coscienza integrata, abbatte le barriere, da lei stessa create, della
    stanza mentale, che ora si affaccia sull’infinito totale. Attendi qualche istante e osserva
    l’infinito totale, così come ti appare. Contempla il luogo dove esisti.
    Dopo qualche istante, chiedi alla tua sfera trasparente di ascoltare l’universo divenendo tu
    stesso l’universo. Per fare ciò, chiedi alla sfera di espandersi lentamente. Tu ti espandi
    lentamente fino ai confini dell’universo, senza fretta, pian piano. E mentre ti espandi tocchi
    l’universo che tu stesso hai creato, fino in fondo, fino all’attuale limite. La tua sfera
    trasparente ha respirato in un unico grande respiro, inglobando in esso tutto l’universo,
    assorbendolo dentro di sé.
    Come in un grande respiro. Per un istante, che dura una eternità, ascolta il tuo universo,
    dove tu sei tutto.
    Prendi consapevolezza del tuo corpo perché è come prendere consapevolezza dell’intero
    universo. Poi, espira e contraendoti diventa più piccolo. Fai in modo che la tua sfera
    trasparente, incollata al tuo corpo fisico, diventi una sfera sempre più piccola: ma, nel fare
    ciò, portati dentro tutto l’universo che hai inglobato, facendolo diventare, esso stesso,
    molto piccolo, pian piano, sempre più piccolo, senza fretta, fino a diventare un puntino
    infinitesimale con tutto l’universo dentro. Assapora per qualche istante questa sensazione
    molto particolare e torna ora della tua dimensione originaria.
    Ora, la tua coscienza integrata, sa che può respirare e divenire una grande onda, una
    grande sfera o un pallino piccolo, piccolo.
    Quando è grande onda essa è dappertutto e perciò in nessun luogo in particolare. In
    quello stato, essa è completamente invisibile. Quando invece è una piccola particella,
    essa è visibile come tale e pronta ad interagire con il tutto. Parla a te stesso, quale sfera
    integrata e spiega alla tua sfera integrata che può sempre esistere in questi due stati e
    mostrarsi come onda o come particella, essendo invisibile o visibile, di fronte a qualsiasi
    esperienza della realtà virtuale.
    Ricorda, alla fine di tutto questo, che la coscienza integrata, usa il proprio contenitore (il
    corpo), per fare l’esperienza che essa è venuta a fare in questo contesto virtuale e che
    non è bene che il proprio contenitore venga preso da altri e che bisogna proteggere il
    proprio contenitore in quanto espansione e vestito della coscienza integrata.
    State per qualche istante ad ascoltare voi stessi, come non lo avete mai fatto prima ed
    osservate l’universo attorno a voi.
    Conclusioni.
    L’esercizio, se effettuato senza trascurare nessun parametro di quelli descritti, non deve
    essere rifatto perché la fusione delle sfere in una unica sfera è irreversibile.
    Le successive esperienze di questo tipo che il soggetto vorrà condurre, lo porteranno a
    viaggiare nell’universo senza più bisogno di visualizzare la sua sfera trasparente esterna a
    sé stesso, perché egli è la sua sfera trasparente. Se la sfera viene vista dall’esterno e
    viene vista opaca, ciò significa che, in un’eventuale adduzione, il corpo è stato ripreso.
    Tutto questo sembra potersi dedurre, sulla base della sperimentazione fino ad ora
    conclusa.
    Si deve sottolineare come, nella stanza mentale, all’inizio, si possano trovare meno di tre
    sfere sia perché esse potrebbero già essere fuse in una sola sfera trasparente, sia perché
    alcune sfere potrebbero assumere il colore nero ed essendo la stanza mentale buia, esse
    potrebbero non essere palesemente visibili. Se si presenta questa evenienza, unire le
    sfere egualmente, anche se alcune di esse non risultano visibili e procedere come
    descritto sopra. Nella stanza mentale ci potrebbero essere più di tre sfere ma in questo
    caso individuare le tre sfere di anima, mente e spirito e lavorare con esse, trascurando le
    altre, che spariranno dopo l’avvenuta fusione della coscienza integrata.
    Coloro che lo desiderano, possono effettuare, su se stessi, la simulazione mentale,
    avendo accuratamente studiato tutta la teoria che esiste dietro questa applicazione. Alcuni
    soggetti potranno essere aiutati da altri ad effettuare il percorso di questa simulazione
    mentale ma si consiglia caldamente di effettuare DA SOLI tutto il percorso. Solitamente
    riteniamo sia necessario sottolineare che i soggetti che sostengono di non essere capaci
    di effettuare questa simulazione, in modo indipendente, nella maggioranza dei casi,
    desiderano solo mettere nelle mani degli altri, la responsabilità della loro esistenza.
    Sarebbe inutile aiutarli.
    A tutti coloro che non comprendono il tipo di approccio che abbiamo intrapreso,
    suggerisco, prima di esprimere un qualsiasi giudizio nel merito, di fare questa semplice
    esperienza e di comprenderla a fondo, in quanto non è possibile parlare di qualcosa che
    non si conosce se non si è fatta l’esperienza di essa.
    Non si deve mai avere paura perché non c’è niente nell’universo di cui aver paura tranne
    la propria ignoranza.
    Buon viaggio.
     
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